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15 giugno 2019

Produttori farmaceutici che contribuiscono allo sviluppo e alla diffusione di agenti patogeni pericolosi e multiresistenti

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Sebbene i "superbatteri" resistenti agli antibiotici stiano diventando una minaccia significativa per la salute pubblica , la maggior parte degli americani non ha idea del problema superbatteristico e delle sue conseguenze mortali. Poiché i batteri mutano per superare in astuzia e resistere ai farmaci antibiotici, circa 700.000 persone in tutto il mondo muoiono ogni anno da un'infezione batterica non trattabile.

Recentemente, i funzionari della salute pubblica del Nevada hanno riferito sul caso di una donna che è morta a causa di una infezione batterica incurabile. La donna, che aveva rotto il suo femore destro mentre era in vacanza in India alcuni anni fa, aveva contratto un superbatterio in grado di respingere 26 diversi antibiotici. Ha sviluppato un'infezione alle ossa, che le ha fatto visitare diversi ospedali in India negli anni successivi. Si ritiene che abbia contratto l'infezione resistente ai farmaci mentre era all'estero.



Fonte e articolo Medicalviolence.com

Traduzione a cura di Vivereinmodonaturale.com


Mentre si verificano più casi di batteri resistenti alla pan, gli scienziati hanno notato che questa istanza è un'altra bandiera rossa che punta a problemi di resistenza agli antibiotici che i ricercatori e i funzionari governativi devono prendere più sul serio. Secondo il dottor James Johnson , professore di medicina infettiva all'Università del Minnesota e specialista presso il Minnesota VA Medical Center , queste rare infezioni mortali sono "il precursore di futuri cattivi futuri".

Mentre l'uso improprio di antibiotici nell'uomo e nel bestiame è stato considerato il principale motore del problema superbug, le emittenti tedesche NDR e WDR insieme al quotidiano Süddeutsche Zeitung hanno riferito che i produttori farmaceutici sembrano contribuire allo sviluppo e alla diffusione globale di sostanze pericolose, batteri multiresistenti.

Produttori farmaceutici indiani che allevano batteri resistenti ai farmaci

Secondo i giornalisti , si stima che l'80-90 percento di tutti gli antibiotici siano prodotti in Cina e in India. Quasi tutte le aziende farmaceutiche tedesche ricevono i loro antibiotici e farmaci antifungini da Hyderabad, in India. In collaborazione con uno specialista in malattie infettive presso l' Ospedale universitario di Lipsia, i giornalisti tedeschi hanno raccolto campioni di acqua dalle aree circostanti le fabbriche farmaceutiche di Hyderabad.

Dopo essere stati testati dall'Istituto per la ricerca biomedica e farmaceutica (IBMP) a Norimberga per la presenza di residui di 25 diversi farmaci, i ricercatori hanno rilevato concentrazioni di antibiotici di diverse centinaia e in alcuni casi diverse migliaia di volte superiori al livello previsto promuovere le mutazioni e lo sviluppo della resistenza agli antibiotici. Inoltre, in tutti i campioni di prova sono stati identificati superbatteri pericolosi e multi-resistenti .
Joakim Larsson, un farmacologo ambientale svedese, ha spiegato che molti dei valori misurati erano così alti che l'acqua di scarico farmaceutica è l'unica spiegazione ragionevole. Quando i giornalisti e gli scienziati hanno contattato queste aziende farmaceutiche, la maggior parte di loro è rimasta in silenzio o ha negato il rilascio di acque reflue nell'ambiente, esprimendo scetticismo riguardo ai risultati dei test.

Data la crescente minaccia di superpotere, l' Agenzia federale dell'ambiente (UBA) in Germania chiede regolamenti più severi dell'Unione europea. Oggi i produttori farmaceutici sono monitorati da agenzie europee che effettuano ispezioni in loco dopo pochi mesi. Tuttavia, l'attenzione di questi audit è esclusivamente sulla qualità dei prodotti e sulla sicurezza dei consumatori. Sono esclusi i fattori ambientali, consentendo a queste società di inquinare l'acqua con sostanze nocive. Pertanto, l'UBA chiede ora l'inclusione di test ambientali nei controlli regolari.

"È imperativo che le aziende farmaceutiche trasformino le loro acque reflue di conseguenza - ovunque, anche nelle nazioni in via di sviluppo", ha dichiarato il ministro della Salute tedesco Hermann Gröhe, del conservatore cristiano-democratico (CDU).

Sebbene il rafforzamento delle regole sia un passo nella giusta direzione, Gröhe ha osservato che gli ispettori delle agenzie farmaceutiche non hanno le competenze necessarie, sottolineando la necessità di aprire la conversazione con i paesi da cui proviene la maggior parte dei farmaci. Ha detto che paesi come la Cina e l'India devono riconoscere il loro interesse personale nel mantenere l'ambiente pulito per proteggere l'efficacia delle cure mediche fornite.


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https://www.vivereinmodonaturale.com/2019/06/farmaceutici-diffondono-superbatteri-resistenti-agli.html

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06 ottobre 2018

INFLUENZA: ISTRUZIONI PER GUARIRE.

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Ai primi sintomi influenzali molte persone ricorrono a farmaci per poter tornare attivi al più presto, generando, invece, un allungamento della malattia. E il ricorso agli antibiotici è spesso la ciliegina sulla torta. Come ci si deve comportare?


"Nell'articolo sono presenti inserimenti dal sito di macrolibrarsi per agevolare il lettore nel fare i giusti acquisti ai fini del buon mantenimento della salute"

Lo scorso inverno, l’impatto dell’influenza è stato particolarmente forte, sia per quanto riguarda la durata che per intensità dei sintomi. 
C’è chi sostiene che il problema sia stato in parte dovuto all’inefficacia dei ceppi del vaccino distribuito dalle regioni e nelle farmacie. Occorre, infatti, ricordare come i vaccini antinfluenzali vengano messi a punto l’anno precedente basandosi sui ceppi che “più probabilmente” si diffonderanno quello successivo. 
Pare che nell’ultimo inverno il ceppo poi rivelatosi più dannoso fosse inserito nel vaccino quadrivalente ma non nel trivalente, scelto dalla maggior parte delle Regioni per la distribuzione gratuita. 

Ma la spiegazione non convince del tutto. 

L’aumento della virulenza, infatti, è stato notato sia in persone abitualmente vaccinate sia in chi il vaccino non l’ha mai fatto. 
Si tratta dunque più probabilmente di un fattore esterno.

Qualcuno ha dato la colpa allo squilibrio immunitario generato nella popolazione in età scolare, sottoposta in questo periodo ad una vaccinazione multipla (pena ingenti multe) su ben dieci patologie virali diverse. Ma siamo nel campo delle ipotesi. 



A mio giudizio la causa va ricercata in un lento e graduale peggioramento delle abitudini alimentari e di stile di vita delle persone, da un lato, e dall’altro nella consuetudine alla sistematica soppressione dei sintomi. Proviamo a fare chiarezza. 



UNA PUBBLICITA’ IMPORTANTE


Nel aprile di quest’anno in Sardegna è comparsa sui muri una pubblicità, finanziata dalla Regione, in occasione della giornata europea degli antibiotici, che recitava: “Il 40% degli europei crede erroneamente che gli antibiotici siano efficaci nel combattere raffreddore e influenza. Usali in modo corretto. Mai per curare raffreddore e influenza”. 

Non so se anche in altre Regioni è stato affisso un cartello simile. Mai il fatto che tale messaggio debba essere veicolato, significa che entrambe le controparti (medico e paziente) devono essere meglio istruite sulle pericolosità di questa categoria di farmaci cosi dannosi per la microflora intestinale. 

Perché questo?

Perché dare un antibiotico inutile non solo è uno spreco di denaro pubblico, ma genera anche una cascata di effetti negativi che andremo poi a pagare tutti, paradossalmente anche chi di antibiotici non ha mai fatto uso. 

“UN INDIVIDUO SANO NON DEVE TEMERE UNA FEBBRE PER UN PAIO DI GIORNI, ANCHE SE ALTA. AIUTIAMO IL NOSTRO ORGANISMO A DIFENDERSI IN MODO NATURALE” 

IL PERICOLO DEI “BATTERI RESISTENTI” 

Il danno maggiore di questi farmaci è il crescente fenomeno della antibiotico-resistenza, cioè la capacità dei batteri di adattarsi con sempre maggior efficacia ai farmaci usati contro di loro. 

Quando un batterio ha sviluppato antibiotico-resistenza, non diventa solo indenne al trattamento, ottiene anche il vantaggio di potersi accrescere senza il minimo disturbo da parte di altri batteri con esso in competizione per il cibo o per lo spazio, col risultato di diventare, in breve tempo, molto più dannoso per l’organismo che lo ospita rispetto a una normale infezione non trattata. 

Se iniziano a circolare ceppi antibiotico-resistenti (ciò che avviene spesso in ospedale, ambulatori pediatrici, residenze per anziani) il rischio di contrarre un’infezione di quel genere, che può essere potenzialmente mortale, diventa alto anche per chi è perfettamente sano o, appunto, non abbia mai preso un antibiotico in vita sua. 

L’antibiotico va usato in casi gravi, ove vi sia la certezza di complicanze batteriche (i virus non sono neppure sfiorati dagli antibiotici), ove i sintomi non siano più sopportabili, e sempre dopo un antibioticogramma che evidenzi i principi farmacologici più attivi nei confronti dell’infezione. 
Non va certo prescritto a caso solo perché i sintomi influenzali non passano, la tosse non smette, la febbricola e la stanchezza persistono. 
In molti casi, il prolungamento dei sintomi influenzali al di là dei pochi giorni ordinari è dovuto proprio ai maldestri tentativi di cura – spesso soppressivi con antiinfiammatori o paracetamolo – che hanno impedito al sistema immunitario di combattere adeguatamente il virus. 
E questo è un altro problema su cui andrebbero dissipate delle nebbie. 

SINTOMI CHE NON VANNO SOPPRESSI

Importantissimo, ai fini della guarigione, è rispettare, magari aiutare, le risposte difensive naturali dell’individuo. 
La febbre, ma anche le espettorazioni, la tosse, il muco, la diarrea, il vomito, l’inappetenza, sono strumenti potenti di difesa dell’organismo e – seppur con l’attenzione individuale a casi particolari – non dovrebbero essere ostacolati, con farmaci “bloccanti2 pena un innaturale perdurare dei sintomi (come peraltro ampiamente indicato in letteratura su autorevoli riviste). 
Usare paracetamolo, analgesici, antidiarroici, impediscono al corpo di eliminare virus e batteri, e prolunga, aggrava, manda in profondità la malattia. 

Un lavoro scientifico (Eam et Al, pubblicato nel 2014 da Proc Biol Sci.) ha documentato con chiarezza come l’uso di paracetamolo ha ritardato (non accelerato, come pensano in troppi) la guarigione dall’influenza, e ha provocato, da un lato, un incremento della mortalità pari al 5% dei casi, dall’altro, quel prolungamento sintomatico precedentemente citato che è poi causa dell’uso di antibiotici perché “il sintomo non passa”. 
L’uso di antibiotici non è giustificato in un influenza. 
E’ dannoso per il microbiota intestinale e non ha alcun effetto – se non ulteriormente squilibrante – su tutte le patologie virali. 

COSA FARE PER GUARIRE REALMENTE. 

Per guarire dall’influenza in tempi brevi, serve invece riposo, dieta leggera (con molta frutta e verdura fresca), bere molta acqua e, come aiuto ulteriore, oli essenziali (tea tree), fitoterapici, vitamina C, propoli, oligoelementi (rame, zinco, manganese, argento). 
Un individuo sano non deve temere una febbre di un paio di giorni, anche a 40 gradi. Lasciamo che la natura faccia il suo corso e aiutiamo l’organismo a difendersi e a produrre anticorpi in modo naturale. 
Questa è l’unica difesa che può stabilmente rafforzarci, farci guarire davvero e prevenire eventuali ricadute. 
Chi pensa “di non poter permetterselo”, avrà fatto la propria scelta tra salute e malattia, e si troverà presto daccapo. 
La natura non prevede nessuna scorciatoia. 
Compito del medico è anche far capire agli scettici, condizionati dalle offensive semplificanti pubblicità televisive (prendi questa pastiglia che va tutto a posto, torna a lavorare), che la realtà biologica sta altrove. 

NON E’ VERO CHE “COSI SI RISOLVE

Spesso sento pronunciare la frase, a proposito dell’uso di antibiotici quando i sintomi dell’influenza tardano a passare, “quanto ci vuole?”. 
Fermo restando che i pochi gravi casi che richiedono un antibiotici mirato devono essere decisi dal medico, mi sento dire che quest’affermazione è davvero semplicistica e insultante per l’intelligenza sia del medico che del paziente. 

Il paziente, infatti, va dal medico stremato da una settimana di influenza che, proprio a causa delle soppressioni farmacologiche ripetute, non passa. 
Ma che sempre influenza (virale) è. Chiede dunque un antibiotico al medico “cosi risolviamo…”. 

Il paziente è ingenuamente convito che l’antibiotico sia una panacea per tutti i mali. 

Il medico, invece, sa che, se non lo prescriverà, corre il rischio di diventare responsabile di qualunque complicanza o danno possa subire il paziente nei giorni successivi. 
Dunque, caso tipico di “medicina difensiva”, il medico prescrive il farmaco per evitare altri rischi, e tutti sono contenti. 

Tranne noi contribuenti che paghiamo cure antibiotiche inutili che poi, a causa degli effetti collaterali prodotti (malassorbimenti, gastriti, squilibri immunitari, carenza vitaminiche e minerali), genereranno presto necessità di altri farmaci. 

PROTEGGERE LA SALUTE

Compito del medico dovrebbe essere quello di proteggere la salute del paziente sul lungo termine: in primis con un ‘alimentazione sana, variata e completa, senza usare farmaci non necessari e, infine, con uno stile di vita sano, all’aria aperta, che preveda del regolare movimento fisico. 
In fase acuta nessun antibiotico e nessun antivirale devono essere assunti da persone sostanzialmente sane (influenza a parte) se non di fronte a un’attenta valutazione del medico che abbia rilevato una grave situazione di rischio. Solo cosi il medico avrà veramente fatto qualcosa per garantire la salute del proprio paziente.


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11 luglio 2018

ECCO COME GLI ANTIBIOTICI (presi "a cavolo" e per i motivi sbagliati) TI FANNO AMMALARE E PEGGIORANO LA TUA VITA

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Dal Dr. Gabriele Prinzi

Tanto tanto tanto tempo fa … in una epoca scientifica lontana lontana lontana … credevamo di essere sterili e che i batteri fossero ospiti ostili, cattivi ed indesiderati.

Anzi, per la scienza, l’unico batterio buono era quello morto!
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Di diffondere queste credenze se ne occuparono soprattutto due grandi uomini: Koch e Pasteur: questi dovettero lottare per farsi credere dalla comunità scientifica, giacchè i batteri erano invisibili all'occhio umano.
In qualche maniera lo fece anche il Ginecologo Semmelweiss, che morì povero e pazzo (letteralmente)
Vissero in un'epoca in cui il massimo sforzo della scienza era trovare il modo di sterilizzare i cibi e l'ambiente, sterilizzare la popolazione e creare armi (antibiotici) contro il "nemico".
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Gli studi successivi - sopratutto degli ultimi 30 anni - hanno in grandissima parte smentito questa convinzione. Adesso infatti sappiamo che i batteri rappresentano una parte fondamentale della nostra vita. 
Che ci accompagnano dalla nascita e che non potremmo vivere senza. 
Non in salute almeno ...
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Il nome dato a questa comunità di batteri che cammina e cresce con noi è #microbiota. Dalla fine del secolo scorso viene visto collettivamente come un ORGANO UMANO, ampio e diffuso (dovunque nel corpo) e nascosto alla vista. Ma pesa più del fegato e ha funzioni metaboliche, digestive e immunitarie oltre che un ruolo nello sviluppo cerebrale e della personalità. 
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I dati che emergono dagli studi scientifici indicano che nell’uomo vivono ben 2172 specie di batteri, di cui 386 rigorosamente anaerobiche (cioè necessitano della MANCANZA DI OSSIGENO per sopravvivere) e pertanto abitano all’interno del nostro "tubo digerente".
Il numero di batteri raggiunge (o supera) il numero totale di cellule del nostro corpo. E se guardiamo al DNA, rispetto ai nostri 22-28.000 geni, il genoma del batteri (#microbioma) supera abbondantemente il milione.
Per cui ci dorvemmo chiedere CHI DEI DUE E' OSPITE DELL'ALTRO?
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Si riteneva che lo sviluppo del microbiota iniziasse subito dopo la nascita, quando il neonato viene “colonizzato” dai microrganismi della madre, presenti nella vagina (flora di #Doderlein).
Fino a pochi anni fa, l'idea che i feti fossero sterili nell'utero era ampiamente accettata. E tutto quello che non rientrava in questa condizione veniva "bollata" come infezione. 
E le mamme e i bambini sottoposti a terapie antibiotiche pre e post-parto.
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Ma … non sapevamo quanti danni avrebbero generato nel futuro questa IDEA SBAGLIATA.
Perchè, appunto, “si riteneva” … fa riferimento al passato.
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Gli ultimi studi ci OBBLIGANO A RIVALUTARE questa convinzione, per la presenza dei “batteri” nella placenta e in altri tessuti che circondano il feto, come il sangue del cordone ombelicale.
E NON SI TRATTA DI UNA INFEZIONE.
Anche se l'origine del microbiota che colonizza la placenta è sconosciuta e i risultati devono ancora essere interpretati attentamente, poiché, in campioni come la placenta, il rischio di contaminazione è elevato. 
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In più, visto l'elevato numero di malattie come ADHD, AUTISMO e allergie, molti scienziati hanno trovato una correlazione tra la #disbiosi, il parto cesareo, l'allattamento artificiale e la DIETA TIPICA DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI.
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Ma questo sarà argomento dei prossimi post, in programma da domani.
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Continua a seguire la pagina, approfondisci e condividi liberaMente ciò che pubblico. 
Perchè la tua salute vale!
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05 aprile 2016

“Armageddon antibiotici”: in Ue atteso 1 milione di decessi nel 2025

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di  | 26 aprile 2015


“Armageddon antibiotici”: in Ue atteso 1 milione di decessi nel 2025
Scienza
“Armageddon antibiotici”: in Ue atteso 1 milione di decessi nel 2025La Società europea di Microbiologia clinica e malattie infettive a Copenhagen ha lanciato l'allarme: "Occorre correre ai ripari con misure di diagnosi precoce, medicina preventiva e ricerca biomolecolare". Nel 2050 le morti potrebbero arrivare a 10 milioni l'anno, con un costo per l'Ue di circa 1,5 miliardi di euro: "E' il risultato di 40anni di uso inappropriato"
Oltre un milione di decessi potrebbero verificarsi nel 2025 a causa della crescente resistenza agli antibiotici di molti batteri. La Società europea di Microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) a Copenhagen ha lanciato l’allarme in occasione del suo congresso annuale: gli esperti parlano senza mezzi termini di “Armageddon degli antibiotici” nell’Unione Europea se non si correrà al più preso ai ripari con misure di diagnosi precoce, medicina preventiva e ricerca biomolecolare.
Secondo gli infettivologi, nel 2050 la situazione potrebbe peggiorare ancora e i decessi per l’impossibilità di attaccare efficacemente batteri comuni potrebbero arrivare a 10 milioniall’anno. E il costo economico per l’Europa si attesterebbe circa a1,5 miliardi di euro e i Paesi più coinvolti sarebbero Grecia,Spagna e Italia.
 “Sono 40 anni che cerchiamo di denunciare il pericolo di un abuso di antibiotici – afferma all’Adnkronos SaluteGiuseppe Cornaglia, direttore affari istituzionali dell’Escmid– ma si sono continuati ad usare in modoinappropiato: la curva delle resistenze va sempre a salire e quella degli antibiotici scende drammaticamente, per cui il risultato è tragico. L’allarme è reale – sottolinea Cornaglia – diventerà difficilissima la normalechirurgia, il cui progresso è stato legato alla lotta alla sepsi proprio con gli antibiotici, ma se il chirurgo non può controllare un’infezione, anche un’operazione banale diventa problematica. Ma dobbiamo preoccuparci anche delle donne che hanno una cistite ricorrente e sempre meno la dominano con l’antibiotico. O delle laringiti che sono diventate molto più difficili da combattere rispetto a qualche anno fa”.
Secondo l’esperto la situazione è davvero allarmante soprattutto negli ospedali, dove già capita che i medici non sappiano che antibiotico dare perchè i batteri sono sempre più resistenti e le novità farmaceutiche in campo sono rare perché sono già state “aggiustate le vecchie molecole”, ma il giacimento sembra essere esaurito e occorre trovarne un altro. Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/

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